Con Expo alle spalle e #Milano2016 alle porte, ci siamo chiesti: quali sono le diverse facce di Milano e quali sono i suoi abitanti tipo?
Abbiamo mappato i segnali di cambiamento emersi a Milano nel corso degli ultimi anni: attori nuovi, come car sharing ed Expo, o realtà vecchie ma rivalutate per moda o consapevolezza, vedi cascine e orti urbani.
Ne sono emerse quattro Milano. C’è la Milano City trampolino di lancio dell’aspirazione individuale: è la Milano della moda, della finanza, del rampantismo edile; la Milano iper-rappresentata dai media nazionali insomma. Poi c’è la Milano Paese: la “Vecchia Milano”, orientata alla partecipazione attiva alla vita di quartiere e alla difesa del proprio stile di vita dai cambiamenti indotti dal cosmopolitismo.
E poi ci sono due Milano, più nuove.
C’è la Milano Network degli startupper, maker, coworker, fablab, nipotini dei Bauscia che però rileggono la velocità e l’ambizione individuale al tempo della sharing economy e dell’ “insieme è meglio”. E c’è la Milano Community che scioglie ogni individualismo nel senso di appartenenza a una comunità eterogenea, tenuta insieme da principi di cooperazione e benessere collettivo (ambientalismo, integrazione razziale…).
Una cosa è certa. Un quadrato semiotico di Milano dieci anni fa non avrebbe mai contemplato la lentezza come asse portante. E invece oggi Milano, da capitale italiana della velocità, riscopre al suo interno isole di lentezza.
#Milano2016 quale modello di città vedrà trionfare? La Milano City, la Milano Paese, la Milano Network o la Milano Community? Lo scopriremo solo votando.
Per i geek della semiotica questo squadrato può essere letto anche in termini di aspettualizzazione attoriale: la Milano Paese è un insieme omogeneo dove il singolo si dissolve in un tutto uniforme (totalità integrale); la Milano City incarna l’apoteosi del singolo individuo, nel suo distinguersi dal resto comunità (unità partitiva); la Milano Network rappresenta un attore collettivo formato da singoli individui (totalità partitiva), ognuno con la sua identità e il suo progetto; e la Milano Community traduce una comunità in senso stretto, in quanto unione di un gruppo di individui (unità integrale).
Ecco qua il quadrato semiotico di Milano 2016 (la foto dietro al quadrato è di Rivista Studio, dal n°23, Primavera 2015).
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