Questo è un quadrato semiotico delle reazioni (in particolare sui social) al servizio di Chi, diretto da Alfonso Signorini, sul ministro Marianna Madia che mangia un gelato. Servizio intitolato, senza doppi sensi, ma con un solo senso possibile: “Ci sa fare col gelato”. In realtà questo non è solo un quadrato sulla querelle del gelato, ma un’occasione per mettere in evidenza un atteggiamento diffuso sul web, quello degli anti-indignati, dei saputi.
Quando nell’agenda dei media e nell’opinione pubblica scoppia un caso scottante, che sia Guido Barilla sulle famiglie gay o i pumini di Moncler o Signorini che pubblica un servizio in cui trasforma un gelato in una fellatio, un’orda di persone riversa sui social network la propria indignazione. Tra queste persone ce ne sono tante informate sui fatti, che ragionano in modo critico, e molte altre assai meno informate, che si indignano per sentito dire, da veri trendenzialisti.
A questa massa, però, sempre più spesso si oppone un nucleo, più piccolo, di anti-indignati, che non si indigna, anzi: attacca gli indignati e si stupisce del baccano che fanno. “Ma cosa vi aspettavate, che Moncler fosse il WWF?”, “Ma cosa vi aspettate da Signorini e da un giornale come Chi, articoli di inchiesta?”. Il tutto spesso condito da un senso di superiorità da uomini e donne di mondo. Sono loro i saputi. Quello che dicono non è per forza sbagliato, però pone un quesito interessante: davvero è giusto essere anestetizzati all’indignazione?
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